Manifesto

Crediamo nella vita sociale, nell'incontro con l'altro, nella comunicazione efficace.

Crediamo che per tornare a sentire bene non sia sufficiente l'acquisto di un apparecchio acustico
ma sia necessario un processo molto più articolato. Per questo abbiamo realizzato un protocollo audioprotesico che, dall'anamnesi approfondita fino alla scelta e personalizzazione dell'apparecchio acustico,
conduca verso una riabilitazione di successo.

Crediamo che gli apparecchi acustici possano essere dispositivi hi tech da mettere in mostra, non da nascondere. Per questo motivo vogliamo comunicare il bello di questi prodotti.

Crediamo in una comunicazione vera e sincera, fatta di persone e fatti reali.
Una narrazione di esperienze da poter condividere.
E nelle quali sapersi riconoscere.

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La nostra nuova visione è già iniziata, oggetti di design belli e colorati, da sfoggiare, non più da nascondere.

Per questo motivo comunichiamo anche il bello di questi prodotti.

Il primo progetto riguarda gli apparecchi Oticon More, i gusci verranno customizzati da Pier la Duck (artista, realizzatore della scenografia della vetrina), saranno suoi disegni originali e sarà possibile personalizzare ulteriormente la cover dell'apparecchio con disegni a richiesta.

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La nostra vetrina nasce con un doppio scopo: mostrare gli apparecchi nella loro colorazione tradizionale, per poi ritrovarli colorati come api svolazzanti, coccinelle, pesci pagliaccio che nuotano tra gli anemoni o funghetti "nascosti" che si mimetizzano tra le foglie del bosco.

Da qui il gioco: cercare degli oggetti che penso di dover rintracciare nella loro colorazione tradizionale, per poi ritrovarli con stupore colorati in modo particolare, inaspettato. Ogni giorno bambini, ragazzi e adulti si fermano divertiti e catturati dalla vetrina e dal gioco.

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Ci piace molto l'idea che un centro acustico abbia una vetrina capace di attirare gli sguardi curiosi delle persone.

Chi le guarda è solitamente un utilizzatore o una persona che è direttamente o indirettamente interessata.

Noi abbiamo ribaltato la prospettiva: le persone prima guardano la vetrina poi si accorgono dell'oggetto e di cosa si occupa lo studio.

I bambini e ragazzi sono incuriositi da questo gioco e ci sembra un buon inizio, per sensibilizzarli e far sì che crescendo non abbiano alcun tipo di pregiudizio a riguardo.